sfrontato e ardente il calore di cosimi fonde danza e teatro
clelia stefani per il giornale di vicenza
Notevole avvio della stagione “I luoghi del contemporaneo-Danza” al teatro Comunale Città di Vicenza. A quasi 30 anni di distanza dal debutto che accese la miccia dell’innovazione, la voce del coreografo è di forza immutata
VICENZA Apre in bellezza “Luoghi del Contemporaneo” con la ricostruzione dello spettacolo che, circa 30 anni fa, fece emergere la voce di Enzo Cosimi come fra le più promettenti del panorama coreografico del tempo. Ne è ben consapevole Marinella Guatterini, autorevole e profonda conoscitrice dell’arte coreutica, che ha inserito questo lavoro nel progetto “Ricostruzione della coreografia contemporanea degli anni Ottanta e Novanta”, regalando così l’emozione di quel brivido scottante con il quale scosse la scena nel 1982 un danzatore poco più che ventenne di ritorno da oltreoceano. Al suo debutto “Calore” accese la miccia dell’innovazione e del rinnovamento, dell’entusiasmo e dello stupore e spalancò le porte a nuove possibilità espressive, ad un “pensare in movimento” del quale ancora il nostro Paese non aveva esplorato che opportunità di seconda mano.Molto, se non tutto in termini di carattere mediterraneo, di personalizzazione culturale sul crinale dell’innovazione scenica e gestuale, doveva ancora venire. Fu così che Enzo Cosimi con il suo “Calore” creò una fase di disgelo e di nuova fioritura. Attorno a lui fece lavorare un trio di debuttanti, alla ricerca di una purezza di linguaggio che non fosse disgiunta da passioni incontaminate e quasi inconsapevoli. In quale età migliore attingere se non nella fase di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, quando le fissità dell’età adulta non rischiano ancora di paralizzare gli impulsi e nel contempo l’incapacità fisiologica dell’infanzia cede il passo a nuove ed esaltanti opportunità? E proprio quattro giovani sono i protagonisti in scena con semplici canottiere e mutande bianche, come sono i neonati nell’arsura estiva, con solo una di loro vestita da improbabile punk multicolore al limite del grottesco a simboleggiare l’universo creativo e sfrenato di una vitalità furiosa e incontenibile, di una forza che esplode come solo la prima giovinezza sa esprimere, spavalda eppure quasi dimentica di sé stessa. All’interno di una struttura coreografica studiatissima nella scansione spaziale come nel crearsi e disfarsi delle relazioni fra gli interpreti, il gesto e i movimenti sono sostanza espressiva che cerca l’immediatezza di sé, che chiede di aprirsi in una solarità ora gioiosa, ora inquieta nutrendosi di simboli e gesti quotidiani . Il linguaggio tecnico della danza viene decostruito, spezzato in gesti e mossette, tic e e ripetizioni per diventare la gioia di esserci come un frinire nell’aria o il ciangottare di un neonato cui fa da contrappunto il bamboleggiare ammiccante di chi si maschera perchè ancora alla ricerca di sé stesso. Danza e teatro si fondono, in una modalità e con una naturalezza cui è abituato il pubblico di oggi ma che agli albori degli anni Ottanta risultava ancora una sorpresa e un rapimento. E sorpresa era quell’uso degli oggetti e del linguaggio corporeo che Cosimi squadernava con immediatezza come i termini di un universo collettivo eppure così evidentemente personalizzato da farne sentire la solare provenienza geografica. Ceste di limoni vengono sparse in scena all’inizio e al termine dello spettacolo, peluches e paillettes, corde per saltare e bottiglie, piatti di plastica e ventagli colorati animano un caleidoscopio di emozioni e relazioni incarnate dai quattro danzatori, giovani ma straordinariamente capaci di coniugare il sottile gioco interpretativo con l’incalzante energia cinetica necessaria a catturare lo spettatore in un vortice di ardente freschezza. Francesco Marilungo, Riccardo Olivier, Francesca Penzo e Alice Raffaelli hanno reso ancora una volta indimenticabile il lavoro di Cosimi,scavandosi un ruolo individuale e un livello di affiatamento vitale per il successo di questa coreografia sfrontata e ardente, scomposta eppure disegnata con matita e compasso. “Calore” è opera di un recente passato ma che può ancora ispirare forza e insegnare al nostro ingrigito presente possibili e forse inedite prospettive. Ne è prova ai “Luoghi del Contemporaneo”, il rinnovato consenso, partecipato e soddisfatto, del pubblico in sala.